Roccella Jonica
Sono arrivato in Calabria durante un’insolita domenica di pioggia dopo essere riuscito, grazie ad una buona dose di fortuna, dei giusti contatti ed una buona dose d’insistenza, ad ottenere il permesso di fotografare gli sbarchi dei migranti in arrivo al Porto delle Grazie, a Roccella Jonica.
Delle poche persone alle quali ho accennato il mio viaggio, nessuno era a conoscenza di questa piccola realtà, e non fosse stato per l’articolo di un giornale locale trovato dopo una specifica ricerca su Google, ad ora anche io ne ignorerei l’esistenza.
Roccella infatti non ha un Hotspot (come Lampedusa per esempio) e di conseguenza non viene riconosciuta “ufficialmente” come un luogo di accoglienza, ma viene invece sfruttata come punto di sbarco e primo soccorso, approfittando, si fa per dire, della disponibilità delle navi della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza.
Maggio è appena iniziato e la stagione degli sbarchi quest’anno sembra non essersi mai veramente fermata. Durante la mia permanenza ho assistito a cinque arrivi per un totale di circa 330 migranti: uomini, donne e bambini, tanti bambini.
Le dinamiche sono diverse rispetto a quelle che siamo abituati a sentire: chi arriva qui parte dalla Turchia, a bordo di imbarcazioni più sicure che permettono, ad esempio, di sostenere un viaggio di 6 giorni in mare aperto.
Credo che per abitudine si dia più importanza, e se non esclusivamente, alle storie che ci riguardano da vicino tendendo a dimenticare che ci sono realtà molto vicine alla nostra che mancano di considerazione e che meriterebbero più visibilità in previsione di un cambiamento.
In conclusione, il fatto che i migranti sbarchino in Italia e che delle persone siano costrette a lasciare il proprio paese di provenienza, può piacere o non piacere, si può essere d’accordo, contro o persino indifferenti a riguardo, ma rimane il fatto che sia fondamentale capire che qualsiasi sia la nostra posizione gli sbarchi continueranno perché il problema non è lo sbarco in Italia, bensì la situazione di disagio che porta degli individui a migrare.
Le persone migrano da sempre, e sempre lo faranno, in un modo o nell’altro.
Mi permetto di fare un paragone.
Prendiamo d’esempio la pandemia: è arrivata all’improvviso, non eravamo pronti ed è stato un disastro.
Una volta trovato il vaccino, però, abbiamo iniziato a tenere sotto controllo la situazione, migliorando giorno dopo giorno.
Ora pensiamo ai flussi migratori in Italia, personalmente l’unica differenza che trovo è la tempistica: ci sono voluti decenni prima che i numeri diventassero importanti come lo sono oggi, abbiamo avuto tutto il tempo per poter trovare soluzioni umanitarie valide, ma così non è stato. Non eravamo pronti nel 1991 quando ci fu il primo sbarco a Lampedusa e non lo siamo ancora oggi nel 2022 quando durante una domenica qualsiasi di maggio, in Calabria, la Capitaneria di Porto soccorre in mare più di 200 persone senza disporre di un luogo adeguato dove poterle assistere.
Ecco se per un pandemia in due anni abbiamo trovato un vaccino efficace, voglio credere che 30 anni di sbarchi siano sufficienti per trovare le soluzioni adatte. Sarebbe ora di mettere da parte la propaganda politica e iniziare a pensare a delle soluzioni a livello europeo, complicate si, ma necessarie oggi più che mai.
Un grazie speciale a Luca Daniele ( https://www.instagram.com/lucdaniele/ ) che fotografa la Calabria da più di vent’anni.